Khadidja has instinctively chosen the Spontaneous City for her exercise, inspired by her interest to participation and social processes. The field exploration nonetheless reveals that on the border, at least this border, very little spontaneously happens. Because the border is an artificial imposition, because it is a space dedicated to control, because it is the place where interetsts and aims of different governments overlap... far from being less significant, the exercises turns into an analysis of formalized elements of the margins,and reveals the morphology of liminal space in the articulation of dispositifs and meanings that it deploys.
*Khadidja ha scelto istintivamente per il suo esercizio la città spontanea, ispirata da un interesse per la partecipazione e i processi sociali. L'esplorazione del territorio le rivela però che di spontaneo sul confine, almeno questo confine, c'è veramente poco. Perchè il confine è una imposizione artificiosa, perchè è uno spazio volto al controllo, perchè è il luogo dove si sovrappongono interessi e mire di più governi... tutt'altro che perdere sifnificato, l'esercizio si trasforma in una analisi degli elementi formalizzati del margine, rivela la morfologia dello spazio liminale nell'articolazione di dispositivi e significati che esso dispiega.
Si parte! Cosa ci vorrà a seguire una linea per terra?
E invece non è stato per niente semplice. Il confine tra Gorizia e la sua gemella (diversa) Nova Gorica è estremamente labile, non ha una forte visibilità e non riproduce in alcun modo gli stereotipi che noi attribuiamo ad un confine di stato, nessun muro, nessun recinto nessun filo spinato bloccano il nostro cammino e la nostra vista. L’unica parte originale del confine costruito nel 1947 è un muretto di calcestruzzo sormontato da una ringhiera verde che insieme arrivano a due metri di altezza e che sembrano più una divisione tra abitazioni che tra due stati. Per questo motivo il nostro percorso è stato scandito dai cippi chilometrici, unica traccia che ci ha continuamente segnalato la presenza del confine.
Gorizia e Nova Gorica viste dal confine appaiono visibilmente diverse. Gorizia ha utilizzato i suoi limiti per le abitazioni, l’ospedale e l’ex manicomio (mentre oggi i servizi sanitari sono stati spostati verso il centro della città). Nova Gorica è nata proprio con la costruzione di questo confine e si è costruita in forte contrapposizione con la città Italiana. I suoi margini sono diventati un nodo commerciale e infrastrutturale, difatti notiamo la presenza della ferrovia, di benzinai, di macellerie, di night club e casinò a cui si oppone una forte presenza della natura sotto forma di campi coltivati e di orti che si susseguono ritmicamente lungo i suoi limiti.
È probabile che proprio la forte e ininterrotta presenza di queste funzioni specifiche non abbia lasciato spazio a fenomeni di appropriazione spontanea.
Vista l’apparente fusione dei due comuni, il confine è una linea sottile e non identificabile se non dalle quattro porte (le ex dogane e i posti di blocco), unici punti in cui la transizione tra uno stato e l’altro è ben visibile.
Il confine è il luogo della memoria condivisa, presente soprattutto nella piazza antistante la ferrovia di Nova Gorica, piazza istituita con l’entrata della Slovenia nell’Unione Europea e che è l’unico luogo pubblico costruito a cavallo tra le due città. La condivisione sembra mancare se si nota che per l’Italia si chiama Piazza Transalpina mentre per la Slovenia si chiama piazza Europa e che non sembra particolarmente frequentata né dagli Italiani né dagli Sloveni. Per questo ultimo motivo sembra essere un luogo più rappresentativo che vissuto dagli abitanti.
Il confine è anche il luogo del racconto, molte persone incontrate sulla nostra strada ci hanno raccontato il loro confine, di come l’hanno vissuto nel momento della sua istituzione e nel momento della sua dissoluzione. Quello che più è stato evidente è la presenza di confini non solo fisici quanto mentali: quando si parla con un abitante di una o dell’altra città spesso ci raccontano della presenza di un dentro e di un fuori, di un “noi di qua” e di un “quelli di là”.
È stato molto interessante conoscere Gorizia camminando e non dovendo necessariamente seguire un percorso prestabilito, mi ha permesso di guardare la città da una nuova prospettiva e di scoprirne gli aspetti meno evidenti/visibili che sempre mi sono sfuggiti pressata dai mille impegni.